Una rubrica a cura di Edoardo GERBELLI, PDG 2021-2022
Maggio 2024
Nel numero precedente abbiamo enunciato i principi sui quali intendiamo svolgere il nostro lavoro di conoscenza della pace. Abbiamo tracciato un percorso e posto degli obiettivi da raggiungere. Lo faremo costantemente ad ogni numero della News Letter, però ci saranno dei momenti che ci dovremo fermarci a riflettere su fatti concreti o ad approfondire alcuni concetti utili per comprendere cosa si intende per PACE.
Per questo oggi parleremo di una “assonanza” – che non è tale – tra ERRORE e ERRANTE
Confondere l’errore con l’errante è un comportamento abituale che induce a perseguire l’effetto e non la causa pensando così di estirpare l’errore invece non facciamo altro che procurare ulteriore danno, dolore e rabbia.
Ne sono prova gli ultimi eventi successi in Medioriente in Ucraina.
Il terribile conflitto tra Israele e Hamas ha come fondamento l’intolleranza tra i due popoli alimentata da pseudo convinzioni di sovranità su un territorio oggetto di contesa sin dalla nascita della storia umana.
L’uccisione di oltre 1000 coloni israeliani non giustifica lo sterminio di oltre 30.000 palestinesi. In questo caso la giustizia e/o la propria difesa si trasforma in vendetta e questo non distrugge l’errore (che è l’intolleranza) ma alimenta il conflitto tra le parti. Ci sarà sempre nel futuro chi vorrà “vendicare” i propri morti.
Ecco che per aver confuso l’errore (l’intolleranza) con l’errante (Hamas) si crea un’ulteriore confusione tra errore (la vendetta) con l’errante (Israele). Tale confusione concettuale si manifesta anche nelle dimostrazioni che assistiamo nelle piazze dove si inneggia alla lotta armata contro una nazione e che si traduce in fazione.
Questo è forse il senso dell’errato pensiero espresso dal Patriarca di Mosca, il quale giustificando l’aggressione della Russia verso l’Ucraina come una guerra santa contro il diavolo occidentale, induce un popolo a credere che il male sia l’Occidente e non le devianze libertarie.
Così pure l’Occidente che vuole descrivere il conflitto come una dimostrazione di forza di un Capo di Stato (Putin); mentre l’errore da combattere è il concetto di tirannia e sovranità territoriale.
Non è una nazione che è sovrana su un territorio, ma l’umanità che lo abita e ne ha cura. Questo è dimostrato dalla storia dove i confini nazionali variano a seconda della contingenza dei fatti. È l’umanità che ha il potere di gestire la terra e non il tiranno che si arroga il diritto di governare secondo il principio e la supposta coscienza della infallibilità delle sue azioni.
La distorsione e la confusione concettuale tra l’errore e l’errante porta anche alla formazione di una falsa cultura di pace. Ossia genera una pace negativa che ha in sé i germi di un costante e permanente stato di conflittualità e di tensione tra i popoli.
Ne sono un esempio i recenti episodi avvenuti nei comuni di Pioltello e Milano.
Qui il problema nasce da una mancanza e consapevolezza culturale. La carenza della conoscenza della propria storia, o dell’affermazione di valori fondanti dell’umanità porta a privilegiare una “cultura liquida”. Cioè che si adegua alla conformità del pensiero comune e cerca il “quieto vivere”.Vivere in pace.
La scelta operata dall’istituto scolastico di Pioltello di sospendere le lezioni per un giorno in occasione del Ramadan in sé potrebbe avere un significato di “inclusione” (e questo è un valore di pace). Così proposto invece, ha prodotto un effetto contrario. La decisione non ha fatto altro che aumentare la discordia e la dicotomia tra la cultura degli immigrati con la cultura autoctona (supposto che in quella decisione ce ne sia). Ha provocato uno scontro riducendo i margini di integrazione della popolazione straniera con la popolazione che li ospita.
In un certo senso, ma per un contesto diverso, anche la decisione della Commissione Cultura del Comune di Milano di non accettare la donazione di una scultura e la sua collocazione in un’area metropolitana, può essere considerata un gesto di divisione tra i cittadini.
Con la motivazione (alquanto strampalata) che la scultura raffigura uno stato non universale del genero umano, e pertanto non proponibile alla cittadinanza, di fatto segna una divisione che porta inevitabilmente ad un conflitto.
La riflessione su questi eventi contingenti fa capire quanto siamo lontani dal comprendere la differenza tra la pace negativa e la pace positiva e ci induce ad approfondire ancora di più la nostra conoscenza dei pilastri che sostengono la vera pace.
Ecco perché invito tutti i soci rotariani ad approfondire la loro conoscenza sui meccanismi che sorreggono la pace continuando su questo percorso attraverso questa rubrica.
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