PARLIAMO DI PACE

Giugno 2024

Continuiamo il nostro percorso sulla conoscenza della PACE partendo dalla evoluzione storica del suo concetto che si è radicata nella gente. La pace nella storia è sempre stata concepita come uno stato di non belligeranza tra i popoli.

Tale concetto, riduttivo, è stato recentemente ridefinito dal pensiero del noto ricercatore norvegese sulla pace, Johan GALTUNG, il quale distingue due tipi di pace: la pace negativa e la pace positiva.

  • La Pace Negativa, definita dall’assenza di guerra e violenza
  • La Pace Positiva, definita da un approccio ad una pace duratura, costruita su investimenti sostenibili nello sviluppo economico e nelle istituzioni, nonché su atteggiamenti sociali che promuovono la pace.

In questo contesto, è essenziale considerare la lunga evoluzione storica del concetto di pace, che è stato arricchito da progressive definizioni nel suo significato e da metodologie di misurazione in continua evoluzione per la sua attuazione. Queste le tappe più significative:

  • Terzo secolo le principali religioni, scuole di filosofia e culture definiscono e sostengono la pace nelle loro visioni del mondo.
  • 413 Sant’Agostino scrive: “La Città di Dio” e definisce la teoria della guerra giusta e la necessità di una condotta giusta in guerra.
  • 1889 Il primo Congresso Internazionale della pace ebbe luogo a Parigi. Fu il primo di una lunga serie di conferenze che proseguì, con cadenza quasi annuale, fino al 1939.
  • 1919 La Lega delle Nazioni è stata formata alla Conferenza di Pace di Parigi. Con sede a Ginevra, fu sciolta in seguito al suo fallimento nell’affrontare lo scoppio della seconda guerra mondiale.
  • 1946 L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è stata istituita dopo la Seconda Guerra Mondiale da 51 Paesi ed è in funzione dal 1° gennaio 1946, in seguito all’entrata in vigore della Carta delle Nazioni Unite il 24 ottobre del 1945. Oggi l’Organizzazione è costituita dalla quasi totalità degli Stati (193 membri).
  • 1975 la Fondazione per gli Studi sulla Pace (Nuova Zelanda) e l’ Istituto per le Scienze della Pace (Hiroshima Giappone) si coordinano per definire un nuovo concetto di pace e come poterla misurare.
  • 2014 IEP (Institute for Economics and Peace) pubblica il suo primo rapporto “Positive Peace” dove vengono, per la prima volta, analizzati e valutati tutti gli aspetti che concorrono ad una pace duratura.

Galtung fu influenzato nella sua filosofia di pace dal pacifismo di Gandhi. L’iconico leader indiano ed esperto di etica politica, notoriamente interessato alla comprensione e all’implementazione di forme non violente di resistenza civile, ha coniato il termine satyagrha – un valore universale di verità e pace – dove la forza deriva dalla messa in atto di pratiche non violente e di affermazione della pace.

Allo stesso modo, l’economista Kenneth Boulding, contemporaneo di Johan Galtung e primo sostenitore della teoria dei sistemi, identificò la necessità di stabilire una pace stabile. Una pace duratura e resiliente, che minimizzi il rischio di una ricaduta del sistema in guerra. Boulding, come altri pionieri degli studi sulla pace e sui conflitti, cercò di comprendere come i sistemi sociali cambiano nel tempo e di analizzare quali istituzioni e strutture all’interno del sistema favorissero una pace stabile e quali invece reagissero contro di essa.

In molti modi, la teoria della pace positiva di Galtung incapsula perfettamente le filosofie sia di Gandhi che di Boulding, sottolineando l’importanza degli atteggiamenti – come il satyagrha – e delle istituzioni nel migliorare attivamente i fattori sociali, economici e politici che promuovono la pace. Questa è un’eredità che IEP porta avanti attraverso la sua ricerca sulla Pace Positiva.

L’IEP definisce la pace negativa come “l’assenza di violenza o paura della violenza – una definizione intuitiva con cui molti concordano e che ci consente di misurare la pace più facilmente”. Le modalità per misurare la pace negativa costituiscono il fondamento del Rapporto di punta dell’IEP, il Global Peace Index. Tuttavia, mentre il Global Peace Index ci dice quanto è pacifico un paese, non ci dice in cosa o dove dovremmo investire per rafforzare o mantenere i livelli di pace. Questo ci porta alla Pace Positiva, derivata dai dati contenuti nel Global Peace Index. La Pace Positiva fornisce un quadro per comprendere e affrontare le numerose sfide complesse che il mondo deve affrontare.

Affinchè la parola PACE non resti un concetto astratto occorre avere degli strumenti per poterla misurare. Così come in tutte le attività scientifiche se un fenomeno non puoi misurarlo, come puoi capirlo? Come fai a sapere se le tue azioni ti stanno aiutando o ostacolando il raggiungimento dei tuoi obiettivi?

Steve Killelea, fondatore e presidente esecutivo dell’Istituto per l’Economia e la Pace, ha istituito il Global Peace Index dove analizzando una molteplicità di dati è possibile redarre una classificazione del grado di pace in ogni Paese.

Dopotutto, se non puoi misurare qualcosa, come puoi capirlo veramente?

Naturalmente, la risposta a questa domanda è semplice: non puoi.

Senza una misura accurata e affidabile, la comprensione autentica è impossibile. Allo stesso modo, senza una misurazione affidabile della pace – che sintetizzi indicatori quantitativi e qualitativi per fornire un’immagine olistica della pace come sistema – una comprensione della pace è irraggiungibile, e gli sforzi per creare e sostenere la pace sono destinati alla futilità.

Infatti, l’implementazione e sviluppo del Global Peace Index è nato dalla identificazione ed applicazione di tutti parametri affinché la pace fosse misurabile, comunicabile e, soprattutto, insegnabile.

L’obbiettivo di questo articolo è stato quello di consentirti di rispondere alle seguenti domande e attività:

  1.  Cos’è la pace positiva e in cosa differisce dalla pace negativa ?
  2.  Perché è particolarmente importante comprendere la pace oggi?
  3.  Fornire uno schema dello sviluppo della comprensione della pace come concetto e ideale.